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Abbiamo scelto un mestiere di vento...siamo girandulòn!

“NO WAY”

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Data l’ impellente necessità di un nuovo visto per il Pakistan, per organizzare in tutta calma il nostro ritorno via terra, decidiamo di risolvere la questione in pochi giorni. Per raggiungere Delhi, unico luogo possibile dove svolgere questa noiosa burocrazia e distante oltre 700 km, decidiamo di lasciare a malincuore la Landy a Varanasi e di prendere il treno notturno che in 12 ore ci avrebbe portato a destinazione. Dopo 20 lunghissime ore (indian time!) arriviamo stremati a Delhi, rimpiangendo la nostra compagna di viaggio che abbiamo tradito lasciandola in un polveroso parcheggio di Godaulia!

La luce ancora disponibile del giorno ci da un’idea di quanto sia ordinata e ricca la capitale, lontana anni luce dal fascino convulso di Varanasi. Fantasticando sui posti e le persone che vorremmo rivedere e su quelli che invece ci siamo persi durante il viaggio, la mattina successiva ci muoviamo prestissimo verso l’ambasciata pakistana, costruita sul modello delle tante moschee viste lungo il nostro percorso. C’è già una lunga fila di persone che aspetta in piedi o accovacciata di ritirare il proprio visto. Mi copro i capelli con la mia sciarpa e chiediamo al tizio dietro al vetro le informazioni per modificare le date del nostro secondo ingresso in terra pakistana, come ci è stato suggerito al Passport Office di Lahore. La sua risposta ci ha lasciati senza parole:

“You have to go in Italy!”

”  ^_^’  ”  “Ma noi siamo in India adesso…!”

“Only in Rome is possible!”

“Ma….”

“NO WAY! Impossible!”

e si rimette a distribuire passaporti ai suoi connazionali. Decisamente spiazzati ritentiamo dopo 5 minuti ed il tizio visibilmente scocciato, come se avesse parlato al vento, ci suggerisce di tentare all’Ambasciata italiana

MAYBE in two weeks…MAYBE!!!!”

E noi cosa facciamo due settimane a Delhi senza passaporto, se tra tre settimane ci scade anche il visto indiano e soprattutto dobbiamo rientrare urgentemente a Varanasi entro 3 giorni? Sempre che poi quel MAYBE si trasformi magicamente in un SI!

Dopo attimi di silenzio e qualche incontenibile “…pork…” vediamo crollare ad una ad una tutte le tappe su cui avevamo fantasticato per tutto questo tempo, ma soprattutto crolla il sogno di tornare a casa con la Landy. La delusione ci modifica i volti… Ci guardiamo in faccia, alziamo le spalle e sospiriamo…se così deve essere così sarà! Se c’è una cosa che abbiamo imparato da questo viaggio è riuscire ad accettare le situazioni senza farsi venire l’ulcera, prendere le cose come vengono senza forzare il destino, anche se questo significa modificare tutto il nostro itinerario in India. Unica soluzione rimasta è, ahinoi, adottare il piano di riserva che sinceramente avevamo già archiviato perchè ci avrebbe ripulito completamente il portafogli e risucchiato fino all’ultimo eurino dalle nostre carte di credito, già fortemente provate:  imbarcare la macchina a Bombay e prenotare un volo per noi!

Quell’incredibile senso di invincibilità che ci ha accompagnati per tutti i 12.000 chilometri da Cattolica fino a Varanasi e la libertà che abbiamo vissuto per tutto il tempo, si sono spenti con un miserabile NO WAY!, riportandoci alla realtà temporale che avevamo letteralmente perso. Ma poi, come risvegliati da un lungo sogno, ci siamo resi conto che la nostra missione era stata invece compiuta, arrivare a Varanasi in macchina! e poi l’impegno inderogabile per domenica 15 gennaio ha nuovamente stimolato il nostro entusiasmo perché il tutto stava per compiersi definitivamente!

Abbiamo ancora tanto da fare, Varanasi stiamo tornando!!!

Sulle rive del Gange

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Benares, Kashi o Varanasi, nomi diversi per uno stesso ed unico luogo che non appartiene alla terra ma al cielo, come dicono da queste parti. Varanasi è una delle città più antiche del mondo e fare la sua esperienza è qualcosa che non si dimentica tanto facilmente.

Tappa fondamentale del turismo occidentale e meta imprescindibile di pellegrinaggio, in quanto uno dei siti più sacri dell’India, la città di Shiva è anche il luogo dove molti hindu decidono di venire a morire perchè permette di liberarsi dal ciclo delle reincarnazioni. Ed è lungo i suoi ghat, i gradini che scendono fino alle rive del Gange, che si assiste ai momenti più intimi e profondi di questa città; qui ci si lava per purificarsi dai peccati, si beve l’acqua del fiume a grandi sorsate (!!!), si accendono alte pire impilate ad arte e ci si raccoglie intorno ad un cadavere pronto per essere cremato…il tutto avvolto in una perenne nebbiolina, mista a fumo acre ed incenso profumato, che rende l’atmosfera ancora più ovattata e surreale!

 

La seconda Varanasi che si incontra uscendo dai ghat, invece, è quella dei viottoli stretti e bui (gali) che ricordano un po’ le labirintiche calli veneziane in cui è molto facile perdere l’orientamento. Qui la vita scorre frenetica tra i piccoli negozi ed i templi, come il popolare Vishwanath dedicato a Shiva dove si fanno offerte di latte al suo lingam (fallo), ma è fondamentale in questo dedalo di vie non distrarsi troppo e fare sempre attenzione a dove si mettono i piedi per non incappare in una buca o in una sacra cacca di mucca! Esiste poi anche una terza Varanasi, scoperta per caso e visibile solo dall’alto, che è quella dei tetti da cui prendono il volo decine e decine di aquiloni colorati, un’altra grande passione non solo per i più piccoli!

L’ Elena guest house dove pernottiamo, si trova sul Rana Mahal ghat dal cui terrazzo è possibile osservare indisturbati ciò che accade lungo il Gange ad ogni ora del giorno e della notte,

 

ma si trova anche immersa nei suoi vicoli contorti, dove scimmie e mucche la fanno decisamente da padrone! Inutile dire che siamo arrivati in questo posto per caso, come sempre deve essere, dopo aver conosciuto Elena, italianissima di Brescia ed i suoi 2 splendidi e sveglissimi bambini, a Chandigarh, legati solidamente a questa città e a questa guest house! Non potevamo trovare posto migliore per vivere la destabilizzante atmosfera di Varanasi ed entrare nelle sue solide tradizioni permeate di superstizione!

Astenersi maniaci della pulizia e deboli di stomaco!

Everything is possible in India!

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Non so se sia vero, ma così si dice! In ogni caso basta pagare, allora tutto può essere possibile!

Nel nostro viaggio fino a qui ci siamo accorti che la cosa che accomuna paesi come Turchia, Iran e Pakistan è la gentilezza offerta per puro piacere, che sia sotto forma di consiglio o di favore. Il Corano insegna a “non dare con lo scopo di ricevere” e quindi lo fanno veramente con il cuore. E noi inizialmente increduli nel vedere tanto affanno per noi, ne abbiamo goduto piacevolmente stupiti. In India invece dobbiamo fare sempre i conti con la carta contante!!! Infatti dopo un cordiale “Namaste” la parola che segue è quasi sempre “money” e l’insistenza di cui sono capaci è estenuante!

L’India è la terra della vita vissuta alla giornata, totalmente impregnata di religiosità e devozione. Ogni casa o capanna che sia ha una stanza o un angolino dedicato alle proprie divinità dove, ogni giorno, si accende un incenso o si fa un’ offerta di fiori, riso e cocco. E’ veramente la terra dei controsensi per eccellenza, i carretti trainati dagli asini e le auto Tata percorrono le stesse strade, il canto lungo tre giorni di un Baba e le suonerie dei telefonini condividono lo stesso campo sonoro, la mole ingombrante delle mucche e il colore accecante dei sari danno un tocco di surrealtà, un gruppo di bambini che gioca a cricket in un campo vicino ad un gruppo di Sadhu rannicchiati che spipacchia allegramente…

L’India ha una crescita economica tra le più rapide ed è ormai una superpotenza del software, ma è anche il paese che ospita un terzo dei poveri di tutto il mondo, di coloro che sono nati sotto il segno dei dalit, ovvero la casta più bassa, quella degli intoccabili, dopo i quali ci sono le Tribù non identificabili.

E’ un mondo pittoresco, a tratti assurdo ed irreale, che si riversa tutto nelle strade, governato da un universo altrettanto pittoresco e kitchissimo di divinità, di miti e superstizioni. Tutto si rifà alla Trimurti, la trinità, composta da Brahma (colui che ha creato l’universo), Vishnu (colui che preserva) e Shiva ( colui che distrugge e ricrea) e le città e i villaggi sono costellate da templi dedicati a loro e alle loro incarnazioni (o avatar).

Siamo passati per Vrindavan, la città di Krishna, incarnazione di Vishnu, e meta di pellegrinaggio di tutti gli Hare Krishna del mondo. Poi non potevamo perderci Agra e goderci ciò che l’impero Moghul ha lasciato, con l’immancabile tappa al Taj Mahal e scattare la più classica delle foto

La strada dell’impero Moghul ci ha portato a scoprire posti deliziosi come Fathepur Sikri, che per un breve periodo fu anche capitale dell’impero e Orchha, un tranquillo villaggio immerso nel verde sul fiume Betwa dove ci siamo goduti qualche giorno in completo relax.

Decidiamo di deviare dalla strada principale perchè non potevamo perderci Khajuraho e le meravigliose contorsioni delle sculture che adornano l’esterno dei suoi templi, risalenti al 1000 d.C. ed ispirate al Kama Sutra, oggi diventate Patrimonio dell’Umanità.

 

Una deviazione che avrà sicuramente compromesso gli ammortizzatori della Landy, dato che mancava l’elemento principale: la strada!

     Prima cosi..

…poi sempre così!