Everything is possible in India!

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Non so se sia vero, ma così si dice! In ogni caso basta pagare, allora tutto può essere possibile!

Nel nostro viaggio fino a qui ci siamo accorti che la cosa che accomuna paesi come Turchia, Iran e Pakistan è la gentilezza offerta per puro piacere, che sia sotto forma di consiglio o di favore. Il Corano insegna a “non dare con lo scopo di ricevere” e quindi lo fanno veramente con il cuore. E noi inizialmente increduli nel vedere tanto affanno per noi, ne abbiamo goduto piacevolmente stupiti. In India invece dobbiamo fare sempre i conti con la carta contante!!! Infatti dopo un cordiale “Namaste” la parola che segue è quasi sempre “money” e l’insistenza di cui sono capaci è estenuante!

L’India è la terra della vita vissuta alla giornata, totalmente impregnata di religiosità e devozione. Ogni casa o capanna che sia ha una stanza o un angolino dedicato alle proprie divinità dove, ogni giorno, si accende un incenso o si fa un’ offerta di fiori, riso e cocco. E’ veramente la terra dei controsensi per eccellenza, i carretti trainati dagli asini e le auto Tata percorrono le stesse strade, il canto lungo tre giorni di un Baba e le suonerie dei telefonini condividono lo stesso campo sonoro, la mole ingombrante delle mucche e il colore accecante dei sari danno un tocco di surrealtà, un gruppo di bambini che gioca a cricket in un campo vicino ad un gruppo di Sadhu rannicchiati che spipacchia allegramente…

L’India ha una crescita economica tra le più rapide ed è ormai una superpotenza del software, ma è anche il paese che ospita un terzo dei poveri di tutto il mondo, di coloro che sono nati sotto il segno dei dalit, ovvero la casta più bassa, quella degli intoccabili, dopo i quali ci sono le Tribù non identificabili.

E’ un mondo pittoresco, a tratti assurdo ed irreale, che si riversa tutto nelle strade, governato da un universo altrettanto pittoresco e kitchissimo di divinità, di miti e superstizioni. Tutto si rifà alla Trimurti, la trinità, composta da Brahma (colui che ha creato l’universo), Vishnu (colui che preserva) e Shiva ( colui che distrugge e ricrea) e le città e i villaggi sono costellate da templi dedicati a loro e alle loro incarnazioni (o avatar).

Siamo passati per Vrindavan, la città di Krishna, incarnazione di Vishnu, e meta di pellegrinaggio di tutti gli Hare Krishna del mondo. Poi non potevamo perderci Agra e goderci ciò che l’impero Moghul ha lasciato, con l’immancabile tappa al Taj Mahal e scattare la più classica delle foto

La strada dell’impero Moghul ci ha portato a scoprire posti deliziosi come Fathepur Sikri, che per un breve periodo fu anche capitale dell’impero e Orchha, un tranquillo villaggio immerso nel verde sul fiume Betwa dove ci siamo goduti qualche giorno in completo relax.

Decidiamo di deviare dalla strada principale perchè non potevamo perderci Khajuraho e le meravigliose contorsioni delle sculture che adornano l’esterno dei suoi templi, risalenti al 1000 d.C. ed ispirate al Kama Sutra, oggi diventate Patrimonio dell’Umanità.

 

Una deviazione che avrà sicuramente compromesso gli ammortizzatori della Landy, dato che mancava l’elemento principale: la strada!

     Prima cosi..

…poi sempre così!

Una risposta »

  1. finalmente in India: complimenti ragazzi!
    Il vostri giorni sono sempre un nuovo inizio, altro che Capodanno.

    Un abbraccio di cuore in attesa di nuovi racconti da Alessandra, Marzia e Meraviglia (che insiste a volersi far chiamare Carlo…).

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